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Bambini per strada


Ho visto bambini di 6-10 anni in cerchio condividere un tubetto di colla (fa molta impressione, ve lo assicuro). Ho visto due fratellini di 3-5 anni sul ciglio di una strada a doppia carreggiata, un vialone insomma, seduti di sera a scaldarsi col fuoco e manovrare una pentola, mentre i genitori sonnecchiavano sotto una tenda improvvisata fatta di plastica. Quello piccolo l'ho visto girarsi e,  non vedendo più la madre, scoppiare a piangere come tutti i bambini del mondo. Ho visto ragazzini come mio figlio, 13-14 anni, cercare di raccimolare soldi con l'occorrente per pulire le scarpe (come mi è ra già capitato vedere a Città del Messico). Ho visto una ragazzina, penso di 15 anni, sporchissima, scalza, con i capelli rigidi e incrostati venir tirata su da un conducente di risciò per evidenti esigenze fisiologiche, sue (del conducente). Ho visto un ragazzino di 8-9 anni nudo dalla cintola in giù,  accocolato in un'aiuola, defecare, un paio più piccoli visti in precedenza avevano avuto il pudore di voltarsi di schiena rispetto alla strada, lui no, frontale, senza inibizioni. Ho visto un bambino trasognato quanto sporco ciondolare tra i turisti, fermarsi ad un cespuglio, strappare un paio di foglie e mettersele nelle orecchie, forse come gioco o forse per avere un attimo di tregua dai decibel assordanti delle strade di Delhi. Ho visto un ragazzino di 12-13 anni per terra di schiena con le gambe alzate sulla vetrina di KFC e le mani dietro la testa cercare di prendere sonno, aveva l'espressione "serena" che hanno i ragazzini a fine giornata prima di addormentarsi. Ne ho visti tanti di pochi mesi tra il sari delle madri intenti a dormire o ciucciare il latte di queste donne rinsecchite dalla dura vita di strada.
Poi ne ho visto uno di 23 anni, Sanje, che, un tempo, era esattamente come tutti gli altri ma che a 8 anni ha incontrato due assistenti sociali che l'hanno convinto a seguirle presso un centro di recupero per bambini di strada. Gli amici del gruppo gli dicevano che erano delle imbroglione e l'avrebbero venduto per gli.organi o per mendicare a cottimo, ma ha rischiato e così ha potuto studiare, imparare l'inglese e il francese e diventare guida turistica per l'associazione (salaam baalak trust) che organizza tour a piedi per Old Delhi (http://walk.streetconnections.co.uk/). Il tour è bellissimo, permette di entrare in edifici e vedere vicoli che da solo non avrei mai osato percorrere e Sanje è uno splendido ragazzo brillante e pieno di vita. Ho potuto vedere un mini laboratorio sartoriale che vanta di aver confezionato un vestito per Michelle Obama, ho bevuto il miglior tè chai ad opera di un uomo in un vicolo strettissimo e buio, ho visto il mercato delle spezie dall'angolazione dei tanti lavoratori che vivono e lavorano in un tugurio dalla vista mozzafiato sull'intero quartiere. Infine Sanjie ha mostrato la sede dell'associazione con i tanti bambini e ragazzi intenti a fare lezione. In questo momento sono circa 70 i bambini recuperati e tenuti a convitto in una struttura centralissima donata dalla metropolitana di Delhi. La fondatrice dell'iniziativa è una donna, la madre della regista di Salam Bombay (Mira Nair), famoso film indiano appunto sui bambini di strada di Mumbay però.
Anche in questo caso se andate a Delhi fate questo tour, soldi ben spesi!










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