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Food


A Delhi il cibo abbonda, di tutti i tipi e per tutte le tasche. Dai classici dosa allungati e farciti di cremine varie, ai chapati di pane da intingere in tutto e di più. C'è cibo per i carnivori ma tanto e forse di più per i vegetariani e pure vegani. Gli hindu sono tutto: carnivori, vegetariani o l'insieme dei due,  dipende dal tipo di divinità seguita ma principalmente dalla zona e dalla famiglia di origine. Ci sono invece i giainisti (la sesta religione dell'India, dopo hindu, musulmani, cristiani, buddisti e sikh) che sono tendenzialmente vegani e oltre... alcuni nemmeno mangiano le radici e i tuberi o le verdure fatte da piante intere e girano con mascherine sulla bocca per non mangiare accidentalmente mosche e moscerini oltre a pulire la strada prima di camminare per non uccidere gli insetti (ma sono rari e non è facile vederli). Tuttavia la modalità di fruizione del cibo è molto diversa: chi va nei ristoranti dei quartieri chic e non bada a spese (cucine stellate da far invidia a Milano anche nei prezzi), chi si accontenta della miriade di ristorantini locali che cucinano thali (piatto unico tipico) in tutte le versioni e per tutte le tasche, chi per strada, nei baracchini improvvisati, trangugia velocemente chapati (pane cotto in padella) e condimenti strani per veramente pochi spicci... e infine loro i tanti e variegati poveri che si arrangiano per strada o nelle loro improvvisate baracche. Intere famiglie scure e sporche che vicino ad un tempio o in un anfratto della strada siedono per terra tra feci umane e canine e si scaldano con fuochi di rami e cucinano del pane, il chapati appunto.
Le donne con creature di pochi mesi in braccio hanno il compito di fermare i turisti o i ricchi e di portarli nel chiosco vicino per fargli fare e pagare la "spesa" per loro: 10kg di farina, 1lt di olio di mostarda, 3kg di zucchero, 1kg di tè solubile...poi, sempre bambino in braccio, si caricano i 15kg in testa e li trasportano alla dimora di strada.
Ed eccomi qui, con famiglia, al ristorantino indiano che ordiniamo senza ben sapere cosa, troppo cibo speziato e piccantissimo, col figlio che si rimpizza di lassi' dolce e noi che rossi in volto cerchiamo di non lasciare troppo sul tavolo stracolmo di contenitori metallici. Per un totale di circa 18 euro. Appesantiti e affaticati dal troppo cibo e storditi da tutti quei sapori e odori nuovi, barcolliamo nel rumoroso buio di Delhi verso l'hotel, scansando feci e involucri stesi sui marciapiedi, esseri umani avvolti a mummia, che dormono tra i piedi dei passanti, vicini a cani docili e simpatici attorcigliati a cerchio che pure loro dormono e cercano di resistere a questo freddo anomalo che persiste da dicembre. È tutto così mostruosamente ingiusto, mi dico tra un movimento di intestino e un gas che vorrebbe fuoriuscire. Ma la riflessione è interrotta dall'ennesimo individuo di sesso maschile che,  usando una tecnica ripetitiva e fasulla, quanto rodata, vorrebbe portarci al solito bazar del cugino o del fratello: "ah, sir, che bella barba, sembra indiano, italiano? Bella Milano, Roma, io ho un cugino che vive li e lavora nell'ambasciata. Che programmi ha? Se vuole le indico dove fare shopping...". Non resisto e gli dico che la sua strategia non funziona, la usano tutti ed é troppo riconoscibile, che dovrebbe cambiarla e che io vorrei camminare senza nessuno tra i piedi perché... perché? Mentre l'uomo si allontana guardandomi serio e senza il sorriso finto di pochi istanti prima, io continuo a chiedermi a cosa stavo pensando prima di essere interrotto, ma l'esigenza di un bagno fa accelerare il passo a tutta la famiglia verso l'hotel splendito e luccicante che ci accoglie con metal detector e perquisizione all'ingresso.

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