Primo gennaio. Al mattino poche persone in giro e New Delhi sembrava vivibile. Nella spianata tra la porta dell'India e l'ex Palazzo del Viceré c'era varia umanità pronta a vendere cibi della festa, suvenir e a offrire trasporti in tuk tuk (sorta di risciò a motore). Musica filodiffusa in stile bollywood e gruppi di donne in sari con bambini scuri e polverosi, intente a costruire un muro di mattoni rossi a poca distanza dal gate. I tuk tuk sono comodi ed economici, si rischia la morte ma i conducenti spaziano dal quello gentile a quello silenzioso, all'altro arruffone e sornione che cerca di rifilarti tour e itinerari classici. Abbiamo visitato la tomba di Humayun, imponente, bella, curata, nell'usuale stile moghul. Una famiglia hindu ha voluto farsi un selfie con noi (animali rari in una Delhi piena di turisti ma pochissimi occidentali, immagino tutti diretti nel sud a Goa e nei posti caldi di mare). Poi siamo andati nel bagno di folla del Tempio di Loto, anche qui nessun occidentale ma tantissime famiglie colorate con piccoli bambini truccati col kajal. La massa umana si mischiava con quella di auto, motorette, bus dal clacson sempre attivo. Decibel di una umanità impazzita. La coda per accedere al tempio era lunga centinai e centinaia di metri, stranamente ordinata e rassegnata, fino all'arrivo di una guardia che al gesto di procedere ha fatto scattare tutti verso l'ingresso in una corsa ricca di risate e sorrisi da parte delle famiglie indiane. Ci è toccato correre pure a noi, guadagnando così una buona posizione ed entrando nell'edificio in tempi record, scavalcando bambini, anziani, disabili (ma che ci frega,no?). Il tempio è famoso perchè è una sorta di luogo ecumenico dove si ritrovano hindu, buddisti, musulmani, sick e quelli della setta che l'hanno costruito. I giardini sono molto belli e l'edificio è a forma di fiore di loto. La cosa veramente divertente è stare nella folla e guardare le persone: un continuo farsi selfie di singoli, coppiette, intere famiglie.
Per tornare in zona hotel, abbiamo preso per la prima volta la metropolitana. Coda lunghissima per il biglietto, soldati dietro buncker di metallo con fucile spianato, controlli di borse a raggi x. La metro è nuova e funzionale, in 20 minuti copre lo spazio che in auto avrebbe richiesto almeno un'ora. Una corsa costa 30 rupie (circa 40 centesimi di euro), che per gli standard indiani sono tanti infatti la metro è meno usata rispetto ai bus (sempre stracolmi) e ai tuk tuk dove vige differenziaxion edi prezzi tra turisti e autoctoni.
Per tornare in zona hotel, abbiamo preso per la prima volta la metropolitana. Coda lunghissima per il biglietto, soldati dietro buncker di metallo con fucile spianato, controlli di borse a raggi x. La metro è nuova e funzionale, in 20 minuti copre lo spazio che in auto avrebbe richiesto almeno un'ora. Una corsa costa 30 rupie (circa 40 centesimi di euro), che per gli standard indiani sono tanti infatti la metro è meno usata rispetto ai bus (sempre stracolmi) e ai tuk tuk dove vige differenziaxion edi prezzi tra turisti e autoctoni.
Cena misera in un "ristorante" nel Bengali Market (una piazzetta con delle pasticcerie e posti dove mangiare che ho trovato consigliato da una sconosciuta su Instagram)... il piccante devasta il palato e la pancia. E la totale ignoranza della cucina indiana mi fa mangiare troppo riso e qualsiasi cosa abbia come nome veg.
Un ragazzotto bello e muscoloso puliva un pavimento sporchissimo mentre i clienti mangiavano.
Fuori bambini cenciosi in cerca di rupie.
Ho anche visto bambini molto cenciosi, praticamente nudi, di pochi anni, defecare e urinare in strada come animali. Non erano soli, ma con la famiglia. Una madre cenciosa e colorata dondolava l'amaca appesa tra un muro e un albero, il marito faceva tatuaggi e altri figli stavano li a schiacciarsi i pidocchi... scuri e sporchi all'inverosimile.
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